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Archeologia Viva N.117 - Maggio/Giugno 2006

2006 ARCHEOLOGICA VIVA

L´ILLUSTRAZIONE ITALIANA 1930

Gazzetta del Popolo 5.8.1902

Una Dinastia di Profumieri


UNA DINASTIA DI PROFUMIERI

L´Acqua di Colonia e Giovan Maria Farina
Colonia, 2 Agosto

Giovan Maria Farina: chi era costui? Così certo si chiederanno molti miei lettori e magari lettrici. Eppure, chissà quanti, anzi, chissà quante potrebbero eirgere un altarino nel loro cuore a quel... grande. Perché, può il suo nome essere sconosciuto ai più; ma, certo, non vi sono molte invenzioni che abbiano tanto conquistato il mondo, e specialmente la parte più bella, più elegante del mondo, quanto l´invenzione del prelodato signor Giovan Maria.
Quanti cuori avrà rapiti, quanti uomini avrà inebbriati, quante tragedie forse avrà provocate quell´invenzione, sapientemente sfruttata! Venire a Colonia senza andare a trovare il signor Farina, sarebbe quindi lo stesso che andare a Roma senza veder il Papa. Senonchè c´è una gran difficoltà.
Di papi ce n´è uno solo (e basta): per i Farina di Colonia invece è un altro paio di maniche. Ne trovate ad ogni angolo. Scantonate la strada che volete: alzate gli occhi e leggerete subito sopra un´insegna di negozio il nome Farina. Non sarà sempre Giovan Maria; sarà Carlo Maria, sarà Francesco Maria o sarà Giovan Maria Giuseppe o Giovan Maria Giacobbe; ma i Farina sono senza dubbio la più notevole specilità di Colonia, dopo il duomo; e per molti, magari anche prima del duomo.
Ma la comunanza di nome invece di affratellare quei nostri genuini o falsi connazionali, non fa che armarli l´uno contro l´altro. Anzi il nome stesso è l´arma. In esso è tutta una lunga storia di concorrenze: concorrenze che durano quasi da due secoli, accanite, spietata, non rifuggenti da da alcum mezzo legale ed anche illegale.
Bisogna sentire il vero Giovan Maria Farina, che cosa ne dice e che cosa ne scrive!
A quali espedienti non hanno ricorso gli altri, per sopraffarlo, per ingannare il pubblico, per compensarsi degli inani sforzi che da tanto tempo vanno facendo, affine di strappargli il segreto della preziosa invenzione! Il segreto continua invece a restar chiuso nella sua impenetrabile cassaforte, dove lo depose per la prima volta nel 1709 il primo e vero inventore.
Il quale primo e vero inventore adunque era un pretto italiano, un certo Giovan Maria Farina, nato nel 1685 a Santa Maria Maggiore in Val Vigezzo, nelle vicinanze di Domodossola. Vendeva chincaglierie, piccoli oggetti d´arte, profumerie ecc.; e si trovava appunto a Colonia nel 1709, quando, servendosi di alcuni die piò fini prodotti del gran regno vegetale, gli venne fatto di scoprire il miracoloso profumo.
L´Acqua di Colonia – così ei la battezzò subito – divenne allora l´unico articolo del suo commercio; e, contento com´egli era del successo avutone, fece subito venire dall´Italia un suo fratello, poi un suo nipote ed a questo lasciò, morendo, tanto il negozio quanto il segreto per fabbricare il nuovo profumo. La dinastia die Farina era fondata. Ma, si sa, al mondo ci sono dei birboni; lo diceva anche Perpetua. Il crescente successo dell´Acqua di Colonia fece spuntar come i funghi i concorrenti. Specialmente durante la guerra die sette anni (à quelque chose malheur est bon), i Francesi, che avevano occupati le provincie renane, fecero un grande uso di quell´acqua.
La fama di quest´ultima varcò i confini della Germania, passò in Russia, in Inghilteraa, in Italia. Allora cominciarono a venire dall´Italia altri Farina. Molte case tedesche, che vedevan falliti i loro tentativi d´imitazione, andavano in Italia a comprar solamente il nome Farina per la ditta.
Quando non si poteva comprare il nome, si faceva venir giù qualche contadino analfabeta, che diventata proprrietario della fabbrica, ma si obbligava a non servirsi mai della firma ed a non ricorrere ad una terza persona quando volesse dar un´occhiata ai libri, alla corrispondenza, ecc.
In questo modo sorsero a Colonia ed in altre città ancora le numerose ditte Farina, le quali cercano di legittimar con quel nome l´acqua di Colonia, della quale – al dire del genuino signor Giovan Maria – non conoscono il vero metodo di fabbricazione.
Ed ora è tra tutte queste cose una strana guerra di nomi e d´indirizzi, di querele e di processi. ‹‹Fate attenzione al nome! Badate bene all´indirizzo! Procurate di non sbagliare il numero della casa! Non dimenticate il dirimpetto!››.
Tali generi di avvisi vi è dato di leggere su per le cantonate e le stazioni o nelle guide di Colonia.
Quel dirimpetto sovrattutto rappresenta una parte importante. Il vecchio Giovan Maria Farina aveva sulla sua insegna ‹‹dirimpetto alla piazza Jülich››. Guai ora a dimenticarlo! I concorrenti scrivono, tanto per trarre in inganno il compratore, ‹‹presso, o davanti, o dietro od accanto o nella piazza di Jülich››. No, bisogna proprio andar dirimpetto per capitare nella fabbrica della genuina acqua di Colonia. Altri mettono il dirimpetto, ma cambiano il nome della piazza. Poi c´è la lotta per il timbro, per lo stemma, per l´etichetta; onde si può giurare che tutti questi proprietari di fabbrica d´acqua di Colonia passano la loro vita metà dietro al banco della vendita, metà dietro al banco del tribunali a farsi processare.
E con quale soddisfazione i discendenti genuini dell´antico Giovan Maria Farina narrano ora delle condanne toccate ai contrafattori del loro prodotto.
Essi hanno poi un metodo di lotta veramente invidiabile.
I concorrenti imitano la loro etichetta su cui é riprodotta la facciata della casa? Ebbene, il rimedio é pronto e facile. Faranno cambier l´etichetta, penserete voi. Neppur per sogno, invece. Fanno cambiar... la facciata della casa.
‹‹Ancora nell´anno 1899 mi vidi costretto a sostituire un altro nuovo edificio a quello vecchio››; e la fabbrica di Giovan Maria Farina, quella dirimpetto al Jülichs-Platz, (per carità, non dimentichiamolo pure noi!), ha così fatto ricostruire, entro lo spazio di 50 anni, ben tre nuovi palazzi. Via, deve proprio essere quella la vera, genuina pretta acqua di Colonia, se può fornire i mezzi da permettersi un tal lusso! ››.  


Magazino di saponi Igienci 1877



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